La giornalista Gabriella Grasso, vicecaposervizio del magazine ELLE, firma un lungo articolo dedicato al divario di genere nel mondo del lavoro e racconta l’esperienza di Coding Girls con due interviste, al direttore generale Mirta Michilli e alla formatrice Eleonora Arnese [vedi Il digitale non è un clan per maschi, è ora che le donne entrino nel magico mondo della tecnologia].
[…]«Nel nostro Paese l’orientamento universitario e professionale è in mano alle famiglie, dove esiste ogni genere di stereotipo. A partire dall’abitudine di dire a una bambina che ha preso 5 in matematica: “Non sei portata” e a un maschio con lo stesso voto: “Non hai studiato”», afferma Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione e cofondatrice di Coding Girls. «In realtà quando le ragazze hanno accesso alle informazioni giuste, quando capiscono che lavorare nel mondo della tecnologia non significa essere dei nerd che stanno tutto il giorno davanti al computer, perché la programmazione si fa anche in gruppo ed è molto creativa, quando scoprono le tante applicazioni quotidiane della programmazione, iniziano ad appassionarsi. Ed è un bene. Perché puntando alle “solite” facoltà investono tempo e soldi in una formazione per la quale non c’è mercato. Invece nel settore della tecnologia esistono moltissimi posti di lavoro qualificati e ben remunerati: il che non è un dettaglio se si desidera creare una famiglia».
Eleonora Arnese è una 23enne che si è appena laureata in Ingegneria dell’automazione al Politecnico di Milano, sta per iniziare una specializzazione in Ingegneria delle Comunicazioni e collabora a Coding Girls. «Lo faccio perché mi dispiacerebbe troppo che una ragazza che prova curiosità o interesse verso certe materie si privasse della possibilità di conoscerle, approfondirle, studiarle per paura di non essere adatta. Non c’è alcun motivo per cui certi studi siano più “giusti” per i maschi. Anche se lo si pensa. Il primo giorno di università, su 120 iscritti eravamo solo 20 femmine. Un collega mi si è avvicinato e mi ha detto: “Non è una cosa che fa per voi, tra pochi mesi mollerete, non ci capirete nulla”. Me lo ricordo ancora. Alcuni dicono che i miei studi sono aridi. Ma non si tratta di imparare formule a memoria: devi comprendere il ragionamento che c’è dietro e già questo è un processo creativo. Nel mio lavoro c’è molta creatività, soprattutto quando si cercano soluzioni ai problemi». […]
Il digitale non è un clan per maschi, è ora che le donne entrino nel magico mondo della tecnologia
Lo dice l’Onu, lo ribadisce la UE: è ora che gli stereotipi di genere vengano superati. Perché il futuro ha bisogno di loro (e delle loro soft skills)
di Gabriella Grasso, Elle, 5 novembre 202